Rassegna stampa corriere di Calabria

  • Ottobre 9, 2011 23:23

I due sindaci, il Papa e i temi della visita

Il sindaco di Lamezia Gianni Speranza, dando il benvenuto al Santo Padre, ha affrontato prevalentemente temi di carattere sociale, portando all’attenzione di Benedetto XVI luci e ombre del territorio calabrese. Il primo cittadino della terza città della Calabria ha preso spunto dalla simbolica trasformazione dell’area che ha ospitato la messa del Papa, quella dell’ex Sir, per parlare di «uno sviluppo mancato che non deve far dimenticare che nella regione esiste pure un’imprenditoria sana». Un’area interna alla zona industriale lametina che da oggi prende il nome del papa tedesco. Il sindaco Speranza, inoltre, ha inteso ringraziare i tanti volontari che hanno lavorato per la riuscita della visita del Papa, simbolo di un «mondo del volontariato che in Calabria deve essere assumere sempre maggiore importanza».
Non a caso durante la liturgia il Papa ha successivamente invocato l’impegno delle «Istituzioni» e «l’intercessione della Vergine» per «i problemi sociali più gravi di questo territorio e dell’intera Calabria, specialmente quelli del lavoro, della gioventù e della tutela delle persone disabili, che richiedono crescente attenzione da parte di tutti, in particolare delle Istituzioni». Il Papa ha poi esortato a «rinnovare la vostra amata Calabria». Ancora più accorato l’appello che il Santo Padre ha indirizzato alla Calabria, durante la sua visita a Serra San Bruno. L’ambiente delle nostre società va «bonificato», perché è «inquinato» da una «mentalità disumana dominata dagli interessi economici». Ha detto Papa Ratzingher, incontrando alcune decine di persone all’esterno della certosa. Per «bonificare» la società, ha spiegato Benedetto XVI, i monaci svolgono una funzione, e i monasteri sono «indispensabili». «Se nel medioevo i monasteri sono stati centri di bonifica dei territori paludosi, – ha detto papa Ratzinger dopo aver salutato l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, e il sindaco di Serra, Bruno Rosi – oggi servono a ‘bonificare’ l’ambiente in un altro senso: a volte, infatti, il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale. Nel discorso di benvenuto del sindaco Rosi, il rapporto tra la cittadina delle Serre e il monastero è stato centrale, scegliendo di puntare su un profilo esclusivamente spirituale. «Santità – ha detto il primo cittadino – l’aver voluto concludere la sua visita qui, farà di questa giornata, non solo per Serra San Bruno ma per la Calabria intera, una data memorabile che rimarrà scolpita nei secoli avvenire. Con la consapevolezza che la giornata odierna rappresenta un nuovo impulso per rinvigorire e fortificare ancora di più l’inestimabile patrimonio spirituale di cui questa città è fiera depositaria e beneficiaria, grazie alla benevola intercessione di San Bruno, siamo desiderosi di accogliere, Santità, la Sua parola come prezioso sostegno per il cammino, non sempre agevole, che questa comunità e l’intera Calabria hanno davanti in un momento così delicato».

A. P.

09/10/2011 18:57

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Una mattinata tra i fedeli di Calabria

Niente pioggia ma il meteo ha scoraggiato i pellegrini: si parla di 40mila presenze. Alcune previsioni ne davano più del triplo

LAMEZIA TERME I fedeli arrivano dopo un viaggio nel cuore della notte, ma la stanchezza non smorza l’entusiasmo, il fervore religioso e la pazienza di un’attesa che durerà 3 ore. Per il Papa che ha reintrodotto la messa in latino, e dal mare alla montagna visita la Magna Graecia in un giorno festante, i calabresi si sono messi in cammino, meno del previsto, sfidando però le previsioni meteo che nei giorni scorsi non promettevano nulla di buono. È infatti un’alba ancora senza sole quella che accoglie, nel pratone dell’ex Sir ancora zuppo della pioggia caduta nelle ore precedenti, migliaia e migliaia di persone – la cifra che circola è attorno ai 40mila, alcune previsioni ne davano più del triplo – di ogni età giunte da ogni angolo della regione. Attraverso strade rese tortuose dalla malapolitica, come per una comitiva di Scout Masci di Scilla.
«Abbiamo preferito la macchina al pullman, visto come si cammina lenti sulla nostra autostrada e siamo partiti alle 5» ammette Giovanni, un commercialista vestito come un cercatore di funghi, tanto è ancora pungente la brezza alle 7. Già a quell’ora i primi gruppi, scarpe comode di chi è abituato a raduni di fede oceanici ma ben più disagiati – lungo le mulattiere di Polsi o per il santuario della Madonna del Pettoruto, per fare due esempi – prendono posto tra i 16 spiazzi transennati, sfidando la fanghiglia e approfittando di una organizzazione logistica che sembra svizzera per precisione di orari e deflusso ordinato. Anche i parrocchiani dei paesi della stessa diocesi lametina, pur essendo più vicini degli altri al luogo del raduno, hanno fatto una levataccia come tutti gli altri per guadagnare le prime file. Così, un’anziana di Curinga, piazzato uno “sgabello” di cartone costatole 2 euro e svuotato il primo termos di caffè per i suoi famigliari, ha il tempo di godersi un posto privilegiato: «Perché mi hanno detto che la macchina del Papa passerà di qui» confessa entusiasta e senza mascherare una forte dose di venerazione. «Ho visto Giovanni Paolo II quando è venuto a Lamezia – racconta mentre culla tra le braccia la nipotina che ha ripreso a dormire –. Lui è già santo, a questo di adesso dobbiamo dargli tempo».
Ha una speranza istintiva la signora, a cui però sembra indifferente Marcello, un 40enne del gruppo Cammino Neocatecumenale di Crotone, che ha un’opinione molto tagliente e distante anni luce dalla quasi idolatria. «Al Papa – afferma – bisogna solo chiedere e offrire fede: non è un ufficio di collocamento». Rappresentanza di un mondo spirituale variegato, qui come altrove, che però ha voglia di esprimere tutte le tante facce della religiosità calabrese. «Certo che c’è differenza tra quest’incontro e gli altri che si tengono in Calabria per pregare i santi e la Madonna», sostiene una suora dell’Ordine delle piccole operaie dei Sacri Cuori di Corigliano. «Noi oggi siamo qui per offrire accoglienza al Papa», prosegue la religiosa, quasi per ribattere ad una signora di San Giovanni in Fiore che nel piccolo capannello formato aveva detto, con gli occhi ispirati, che «il Papa è il cavaliere di Cristo». Ognuno lo vede a modo suo, Benedetto XVI, combattente o viaggiatore: ma tutti gli si affidano pensando alla condizione di una tra le regioni più povere d’Europa.
«Che anche attraverso le preghiere del Pontefice – chiede Fabrizio della parrocchia San Daniele di Cosenza – il signore possa illuminare le menti di chi governa questa regione, per fare il bene di tutti e non solo della casta, e offrire lavoro senza promesse elettorali». Mentre alle 8,30 i primi nuvoloni sembrano diradarsi sopra il mare, c’è chi non è scaramantico e fa profezie. «Vedrete che tra poco spunta il sole, io di pioggia ne capisco», così un signore con lo zaino a tracolla rincuora gli altri, spiegando che lui «sì, di maltempo in questa regione sventurata ne capisco, visto che vengo da Cavallerizzo», il piccolo centro del Cosentino franato nel 2005 e non ancora ricostruito. E alla fine ha avuto ragione, perché la mattinata non è più stata inclemente, mentre i fedeli hanno guadagnato il posto (in piedi) per seguire la messa iniziata alle 10. Angelo, un bracciante agricolo partito da Locri con gli altri che si sono autotassati per pagare il pullman (10 euro a testa), al Papa vuol chiedere «solo un po’ di pace». E lo dice, mentre ha una camminata veloce, come di chi al posto di una messa è abituato a raggiungere il lavoro nei campi, e con una smorfia di tristezza in viso aggravata dagli abiti di lutto che porta addosso.
Regione che soffre veramente e regione ferita spesso solo per definizione, come fa intendere il giovane parroco di Palizzi. «Chiediamo al Papa – afferma don Paolo – di scuotere le nostre coscienze ed aiutarle a rendere più fertile questa nostra terra arida». Arida perché? «Per il troppo individualismo», aggiunge il sacerdote scappando per non perdere la testa del suo gruppo riconoscibile dal cappellino rosso che portano i componenti.
I ragazzi del Liceo Campanella di Lamezia hanno messo uno striscione senza scrivere slogan o invocazioni, mettendo solo il nome dell’Istituto e segnalando, così, una presenza. Come hanno fatto quelli di Comunione e Liberazione, col più grande lenzuolo tra quelli visti, arrotolato solo quando l’altoparlante ha annunciato l’inizio della messa e l’obbligo di rimuovere ogni simbolo del particolarismo cattolico. Anche i ragazzi degli Scout Reggio 5 hanno preferito l’invocazione spirituale da rivolgere al Santo Padre, anziché l’intercessione sulle cose terrene: «Solo una preghiera». Attorno alle nove rimbalzano le prime notizie sull’arrivo tranquillo dell’aereo del Papa, e la gente inizia a provare lo sventolio dei fazzoletti in omaggio al «viaggiatore-combattente» Ratzinger che sta per arrivare in Calabria. Da un paio d’ore le prove continue del coro e il sottofondo della musica gregoriana hanno trasformato lo spiazzo della fabbrica lametina mancata (l’ex Sir, intitolata ora a Benedetto XVI) in una sorta di surreale “paradiso in terra”. Tutto torna alla normalità terrena – per ricordare che siamo in Calabria – quando arriva Antonio, un disoccupato di Nardodipace, considerato tra i paesi più poveri d’Italia, che sulla sua “supplica” al Papa non ha dubbi: «Io credo e prego da una vita, io cerco lavoro ma non lo trovo». Ma per questo serve la politica, i cui esponenti di tutti gli schieramenti erano sotto il palco della messa: decine di file più avanti rispetto a quelle occupate da chi s’è alzato alle 4.

Agostino Pantano
09/10/2011 16:48

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La messa laica della politica, tra Peppe-boys e Papa-boys
«Ma quando arriva?». La domanda si presta a doppia interpretazione a seconda di chi la pronunci. Saluti deferenti e baciamano in attesa dell’evento. Alla fine, la Casta in fuga e tutti gli altri in fila

LAMEZIA TERME Nella domenica papale il primo rito è quello laico del vasa-vasa con stretta di mano e deferente saluto bipartisan: lo officiano i politici, privilegiati fin dalla collocazione centralissima in platea. È l’area con sedie blu. Franco Talarico, Giuseppe Raffa e Ida D’Ippolito alle 8.30 sono già a favore di telecamere e microfoni. Ma da prima, nei posti riservati, si muovono, accompagnati dalle rispettive signore, l’assessore regionale al Lavoro Francescantonio Stillitani e i consiglieri Pasquale Tripodi (Misto) e Mario Franchino (Pd): perfetto equilibrio di rappresentanza, pare si siano messi d’accordo. I tre sono tra i primi a vedersi. E a farsi vedere. Seguiranno Mario Pirillo, Doris Lo Moro, Brunello Censore, un gioviale Mario Tassone che saluta cordialmente Angela Napoli, Gianpaolo Chiappetta e la truppa centrista: i consiglieri regionali Gianluca Gallo e Alfonso Dattolo s’intrattengono con Gino Trematerra, sindaco della città del Beato Angelo (Acri) e padre di Michele. Quando alle 9,30 parte la prima preghiera il capannello discute impassibile dell’importanza di fare iniziative nelle scuole, «lì ancora non votano ma ci sono sempre genitori e zii. Eh eh… Basta fare una cosa per le scuole e vengono tutti». La campagna elettorale è permanente, non c’è Papa che tenga.
Il sindaco di Catanzaro Michele Traversa cerca per 5 minuti il suo posto riservato, il collega cosentino Mario Occhiuto sfoggia un trench color mattone e si porta dietro l’appena nominato responsabile della web tv governativa Pippo Gatto, già cronista della tv privata occhiutiana.
Salvatore Magarò indossa una sciarpa di lana che ben presto si rivelerà inutile: il tempo va migliorando col passare dei minuti.
«Ma quando arriva?». La domanda si presta a doppia interpretazione a seconda che la pronuncino i Papa-boys o i Peppe-boys.
Da Reggio sono venuti proprio tutti, dal sindaco Demetrio Arena al capogruppo pdl a Palazzo Campanella Luigi Fedele all’assessore regionale alle Attività produttive Antonio Caridi. Il presidente della Provincia di Crotone Stano Zurlo saluta l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri che a sua volta omaggia con plateale baciamano lady Speziali, moglie del senatore pidiellino Vincenzo a sua volta salutato da tutti. Egidio Chiarella intanto fa gli onori di casa. Più di lui soltanto Giuseppe Galati.
Sono quasi le 10 e la Peppe-mobile ancora non si vede. Tra i Papa-boys cresce l’afflato, mentre tra i Peppe-boys si sparge la voce che il governatore sia in aeroporto a ricevere Gianni Letta.
Nelle direttive della Curia niente jeans ma tra le vip si vedono tacchi da 8 a 12. Fra le décolleté delle signore in tiro – capello magicamente cristallizzato alla piega della sera prima – spunta un biscione berlusconiano tatuato sul sinuoso dorso del piede sinistro di una lady molto molto altolocata. Tonino Gentile arriva con Dorina Bianchi che al solito tacco preferisce una più casta – nel senso di aggettivo – Hogan blu: l’ideale per un asfalto
che sembra piuttosto la superficie gommosa di alcuni campi di calcetto.
All’arrivo scortatissimo, Letta sarà “tirato per la giacchetta” (letteralmente) da destra e sinistra: sceglierà la destra, che è anche più centrale rispetto al palco. Con la prima fila superinquadrata in mondovisione e il cielo definitivamente sgombro dai nuvoloni, davanti a una spianata vuota per metà e le pale eoliche sullo sfondo Ratzinger parlerà di «una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune». Sarà, ma tra i fedeli qualcuno avrà pensato alla Casta ascoltando la liturgia domenicale incentrata sulla parabola del banchetto opulento con molti invitati.
Alle 13 è tutto finito e i politici possono andarsene di corsa, per primi, da un’uscita preferenziale che vomita auto blu dal parcheggio dell’Agroalimentare; tutti gli altri – disabili compresi – aspettino pure. Alla faccia del «bene comune».

Eugenio Furia
09/10/2011 16:17

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Benedetto XVI: «La criminalità vi ferisce, ma non cedete al pessimismo»
L’appello del Papa durante l’omelia della messa celebrata davanti a migliaia di fedeli nell’area industriale di Lamezia Terme

LAMEZIA TERME «Se osserviamo questa bella regione, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico ma anche strutturale, comportamentale e sociale»: così Papa Benedetto XVI si è rivolto alle migliaia di fedeli accorse all’ex area-Sir che ora porta il suo nome. Il pontefice nel corso dell’omelia ha parlato di «una terra dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti, dove la preoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza. All’emergenza – ha aggiunto Ratzinger – voi calabresi avete saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti, con una straordinaria capacità di adattamento al disagio». Poi l’appello: «Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico, custodite l’abito nuziale dell’amore; perseverate nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione». Il Papa si è detto «certo che saprete superare le difficoltà di oggi per preparare un futuro migliore». Prima di lui, il sindaco di Lamezia Gianni Speranza aveva rivolto un pensiero all’attivista di Emergency, il calabrese Francesco Azzarà, rapito in Sudan e ai ciclisti morti l’anno scorso. Non dimenticando un passaggio sui giovani e sul bisogno di dire «basta alla mafia». «Ci dia coraggio come fece papa Wojtyla invitandoci ad avere fiducia». Prima dell’omelia del Papa anche il saluto, l’accoglienza e i doni di monsignor Luigi Cantafora, guida della Diocesi lametina. Tra le presenze istituzionali, politiche e civili, in prima fila il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta.

E. F.
09/10/2011 10:52